Riflessioni brevi sullo stare all'aperto. Quali significati rintracciabili, quali abitudini nei nostri nidi, quali percezioni ... quali immaginari?
Spesso i giardini dei servizi educativi sono poco frequentati in particolare nella stagione invernale e una delle conseguenze è l'alimentare del degrado stesso dello spazio esterno. Non si esce perché è freddo, piove e ci si può ammalare. Dunque ci si ripara al chiuso e lo stare all'aperto diventa un problema, qualcosa da cui difendersi.
Ricordo molto piacevolmente quando nel nido in cui lavoravo tantissimi anni fa (77/78) , nido nuovissimo con uno spazio verde molto ampio nel quale erano state piantumati alberi, siepi prato verde...settimanalmente arrivava il giardiniere che aveva in cura tutte quelle piante; il suo lavoro era osservato dalle finestre del nido e i bambini lo conoscevano bene. Un esempio e una implicita educazione alla cura anch'essa molto importante Una presenza che con il tempo si è affievolita fino a scomparire del tutto.
Oggi i giardinieri nei servizi sono rari;, mancano risorse ma ciò che rattrista è la sensazione che non ci sia un pensiero progettuale dello spazio esterno e soprattutto la consapevolezza della rinuncia che i bambini fanno ogni giorno.
La foto riprende una piccola parte del giardino di una scuola dell'infanzia di Budapest ;uno spazio ampio , differenziato sia nelle proposte di gioco che nella parte cosiddetta "naturale" poichè offre svariate possibilità di scoperta. Vi sono alberi ad alto fusto di vario tipo e tutto si presenta curato e interessante. Molto probabilmente non tutte le scuole avranno un paradiso simile ma visitando i servizi ungheresi emerge visibilmente che "lo stare all'aperto" è uno degli aspetti non trascurabili del progetto pedagogico dei servizi educativi.
Ciao Alda! Un piccolo grande pensiero per il tuo blog e per le tue passioni!
RispondiEliminaSpero sia gradito come lo è stato per me!!
A presto
Un abbraccio!
http://infinitepassionicreative.blogspot.it/2013/11/premio-conoceme.html
Lucia